Yug: lo racconta Manuela Raccanello

  1. Guy de Larigaudie è quella che si potrebbe definire una figura di spicco nel panorama letterario dei primi anni del Novecento. Conosciuto come “il Rover Leggendario” è stato prima che scrittore un grande esempio di scoutismo. Come concilia De Larigaudie questa vocazione per la natura con la sua vena artistica?

Nel testo che ho tradotto, Yug en terres inconnues [Yug nelle terre sconosciute], la natura è, assieme a Yug, la protagonista indiscussa del racconto. Gli elementi primordiali, acqua, aria, fuoco e terra, si intrecciano a immagini più complesse, che Larigaudie sa descrivere in maniera suggestiva. Le foreste sono piene di vita, ma possono essere anche inospitali, spaventosamente silenziose e ostili. I corsi d’acqua possono significare la salvezza, ma anche una forza che a volte diventa nemica. E lo stesso succede con gli animali selvatici, amici o, più spesso, acerrimi avversari. Ogni manifestazione della natura, benevola o malevola che sia, viene descritta da Larigaudie in modo rapido quanto avvincente. Bastano pochi aggettivi particolarmente efficaci perché sotto gli occhi del lettore faccia la sua comparsa un animale selvatico, il corso di un fiume o la insidiosa fissità di una palude, la vegetazione percorsa da rumori diversi. Assieme a Yug, il lettore aguzza la vista, affina l’udito, si immerge nel variegato sfondo che Larigaudie ha saputo tratteggiare abilmente con la sua scrittura.

  1. Fra le opere più interessanti di De Laurigaudie, che incarnano lo spirito scoutista, troviamo sicuramente “Yug. Il ragazzo della foresta” – romanzo d’esordio dell’autore – e “Yug nelle terre sconosciute”, entrambe tradotti e pubblicati per la prima volta in Italia da Armando Curcio Editore. Ci vuole parlare del progetto editoriale del secondo volume “Yug nelle terre sconosciute” di cui è traduttrice?

Il progetto editoriale ha il merito di far conoscere al lettore italiano – giovane e meno giovane – i romanzi di Larigaudie che vedono Yug protagonista. Il fatto di aver contemplato, oltre alla traduzione del libro d’esordio, Yug. Il ragazzo della foresta, anche la pubblicazione di Yug nelle terre sconosciute, ha dato al lettore la possibilità di ritrovare Yug, cresciuto è più consapevole, protagonista di nuove avventure. Un secondo appuntamento che permette di cogliere meglio la figura dell’autore, i valori in cui crede e che cerca di trasmettere tramite la finzione narrativa.

3.Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate durante la traduzione?

Inizialmente, tenendo conto del pubblico potenziale, il lavoro ha comportato una riflessione: semplificare o meno certi elementi lessicali presenti nel testo originale per facilitare la lettura? L’opzione è stata quella di non escludere eventuali difficoltà, perché la lettura di un libro ha sempre la funzione di ampliare le proprie conoscenze. Di conseguenza, termini come “zagaglia” o “cubiti” non sono stati sostituiti da generalizzazioni. Durante le sue avventure, Yug diventa un tutt’uno indissolubile con la sua “zagaglia”, e non è difficile immaginare quest’arma, quasi magica, che riesce a scagliare con tanta forza e destrezza. Del resto, oggi è sufficiente una rapida ricerca online per visualizzare l’oggetto in questione. E chissà che non accada, al giovane lettore appassionato di libri di avventure, di ricordare di aver già trovato questo termine in un impareggiabile narratore di casa nostra, Emilio Salgari. Lo stesso vale per il termine “cubiti”: anche se non si sa quale sia l’odierno equivalente di questa antica unità di misura, dal testo si capisce sempre che la lancia, o il salto di un animale selvaggio possono coprire distanze prodigiose.

Un’operazione che a volte ho ritenuto necessaria è stata quella di ridurre, anche se di poco, il testo originale per favorire il ritmo della narrazione o la suspense di una determinata circostanza. Secondo il mio modo di vedere, lo slancio di un’azione, o il repentino cambiamento di una situazione avevano bisogno di una concisione lessicale che nel testo originale talora si perdeva, a causa di ripetizioni e ampliamenti non necessari alla comprensione del racconto, né alla peculiarità stilistica della scrittura.

Lungi dall’aver “riscritto” il testo di Larigaudie (considero arbitrario il metodo della “riscrittura”), ho semplicemente cercato, in alcuni passi particolari, di valorizzare il ritmo, che mi sembra essenziale in un racconto di avventure.

  1. A suo avviso il personaggio di Yug presenta alcuni elementi collegabili alla nostra contemporaneità? Che insegnamento i bambini di oggi possono trarre dalla lettura di questo romanzo?

Penso che le avventure di Yug possano insegnare molte cose. Per un giovane lettore dei nostri giorni credo sia edificante la storia di un adolescente che sa affrontare molte avversità con coraggio e tenacia, che vuole superarle sempre meglio e che ha la capacità di far tesoro, ogni volta, di quanto ha appreso. Mi pare un comportamento istruttivo, indipendentemente dal contesto epocale in cui si vive e dalle prove che bisogna affrontare.

Altri insegnamenti possono essere colti nei capitoli in cui l’autore racconta le belle storie di amicizia e fratellanza con esseri diversi da Yug o perché appartengono al genere animale (il leone) o perché appartengono a tribù diverse (il ragazzo nero e tutto il suo clan). Mettere assieme le diversità di ognuno non può che arricchire la propria esperienza.

Da ultimo, Larigaudie tratteggia l’immagine di un adolescente che sa guardare attentamente attorno a sé, e non solo perché deve stare sempre in guardia per difendere la propria vita, ma perché trae diletto dalle diverse manifestazioni della natura, dai colori sorprendenti degli animali, dalle loro dimensioni, dal gioco della luce e dell’ombra. Saper osservare il mondo circostante, scoprirlo con entusiasmo, capire la sua bellezza: da questo punto di vista l’adolescente di oggi, così assorbito da un mondo di immagini virtuali, ha molto da imparare da Yug.