Stephen Hawking: comunque umani

Stephen Hawking è stato e rimarrà l’emblema della lotta per la vita, vita a cui si è aggrappato con tutte le sue forze; nonostante all’età di ventun anni la sua aspettativa fosse di due anni, lo spirito e l’ironia con cui affrontava le giornate gli permisero di vivere fino all’età di settantasei anni.

TALKING HAWKING

“All we need to do is make sure we keep talking”
“Tutto quello che dobbiamo fare è assicurarci di mantenere la comunicazione”

Con queste parole i Pink Floyd, nel 2014, rendono omaggio a Stephen Hawking, uno dei volti più conosciuti del mondo della scienza a cui dedicano la canzone Talking Hawking. Messaggio con un forte impatto comunicativo dedicato a un uomo che, a causa della malattia degenerativa che lo accompagnò per tutta la sua vita, perse quasi completamente la capacità di comunicare. Infatti, lo scienziato, oltre ad aver perso gradualmente ogni capacità motoria, costretto alla sedia a rotelle già in giovane età, non fu più in grado di parlare a seguito di una tracheotomia d’urgenza avvenuta nel 1985. Stephen però era un uomo caparbio e coraggioso e non si arrese mai alla sua condizione e, proprio come ricorderanno in seguito i Pink Floyd, aveva bisogno di continuare a comunicare: questo è stato reso possibile grazie al progresso tecnologico innescato dal bisogno di far parlare una mente brillante come la sua.

CENNI BIOGRAFICI

Stephen Hawking è stato e rimarrà l’emblema della lotta per la vita, vita a cui si è aggrappato con tutte le sue forze; nonostante all’età di ventun anni la sua aspettativa fosse di due anni, lo spirito e l’ironia con cui affrontava le giornate gli permisero di vivere fino all’età di settantasei anni.

Furono tanti i messaggi di speranza che Stephen portò con sé per spronare chiunque convivesse con una malattia a guardare avanti con positività e, facendo lui stesso un parallelismo tra la sua materia e le condizioni di tutte queste persone, lo scienziato ricordò sempre che «si può uscire da un buco nero». 

Tutte le energie che convogliava per questo estremo desiderio di vivere sono state fonte di ispirazione per tutte le persone affette da malattie neurodegenerative e non solo. Ma quello di Stephen Hawking non è stato l’unico volto famoso della storia a dover fare i conti con le difficoltà indotte da una malattia

IL GENIO NELLE AVVERSITÀ

Si pensi a John Nash, grande matematico premio Nobel per l’economia nel 1994 che ha dovuto convivere con una grave forma di schizofrenia paranoide, la cui storia è stata resa nota anche grazie a una pellicola cinematografica dal titolo A beautiful mind; oppure a Frida Kahlo che a causa di problemi spinali passò gran parte della sua vita costretta in un letto, fatto che non le impedì di diventare una delle artiste più famose di tutti i tempi. 

In campo artistico l’Italia ha da poco perso un suo orgoglio, il maestro Ezio Bosso, pianista e compositore di fama internazionale, anche lui affetto da una malattia neurodegenerativa che, nel 2019, lo costrinse a cessare l’attività di pianista.

Personaggio che verrà ricordato sicuramente per il suo talento e la sua brillante carriera, ma anche e soprattutto per la sua indomabile carica umana. Appassionato e verace, Ezio ha insegnato a ricercare la libertà intellettuale anche quando il corpo si trasforma in una prigione, quanto a non avere paura nel combattere il pregiudizio di occhi che vedono solo la malattia. 

Tutti questi personaggi educano ad abbracciare la diversità, sottolineando che la disabilità è negli occhi di chi guarda e che, come disse Ezio Bosso, «ci sono persone con una disabilità evidente in mezzo a tante persone con disabilità che non si vedono». 

La forza di volontà, la passione, l’ostinazione e il coraggio sono i mezzi che permettono ad ognuno di noi di raggiungere i propri obiettivi e soprattutto di uscire da tutte le gabbie mentali che sono nettamente più invalidanti di quelle fisiche.

Queste menti affascinanti, che in un certo qual modo sono state la rappresentazione della fragilità, hanno dimostrato quanto sia potente la forza della mente e di quanto, in realtà, siamo tutti più simili di quanto pensiamo; citando Ezio Bosso: «Sono un essere umano, uno solo, se vi girate a guardare ne trovate tanti».

 

Veronica Brunettini