“Piccole donne crescono”: il difficile rinnovamento di una forma letteraria

La ricezione dei cosiddetti girls’book si è rivelata problematica ed è stata analizzata secondo diversi approcci. Piccole donne e il successivo romanzo, Piccole donne crescono, hanno certamente prodotto un rinnovamento di questa particolare forma letteraria e sono stati studiati da punti di vista teorici differenti.

Le caratteristiche originarie dei girls’book e i cambiamenti introdotti dalla Alcott con Piccole donne e Piccole donne crescono

Come possiamo leggere nell’interessante saggio di Sabrina Vellucci, Piccole donne crescono: gender e letteratura per l’infanzia, originariamente i libri dedicati all’infanzia femminile erano caratterizzati da ambientazioni domestiche e una spiccata tendenza educativa improntata alla necessità di trasmettere virtù e insegnamenti riguardo alla vita domestica. Insomma il confinamento casalingo risultava essere elemento centrale alla base di questi libri dai quali venivano estromesse avventure e divertimenti tipici invece dei boy’s books.

La comparsa dei libri della Alcott produssero – pur nel loro parziale e inevitabile adeguamento al canone nei suoi elementi didattici e normativi – un rinnovamento rispetto a questa forma letteraria. Infatti, sempre nel saggio della Vellucci leggiamo: «Come i romanzi di Alcott, anche quelli di Susan Coolidge, autrice della popolare “Serie di Katy”, produssero un relativo, temporaneo, affrancamento del girls’book dalla trama domestico-sentimental-edificante».

Le discrepenza nella considerazione di girls’book e boy’s books

Il parziale adeguamento alla norma era purtroppo considerato inevitabile dato che la scrittura femminile veniva accettata solo in quanto capace di trasmettere intenti educativi rispetto ai doveri della vita domestica.

È anche interessante notare due aspetti che da una parte rendevano difficoltosa l’attività letteraria delle scrittrici di libri per l’infanzia femminile e dall’altra escludevano inevitabilmente le ragazze da un certo tipo di letteratura: il primo aspetto riguarda il fatto che nel momento in cui le scrittrici tentavano di invertire questo genere – proponendo protagoniste fuori dai canoni e dai sistemi vigenti o cercando di affrancarsi completamente da questa forma letteraria, dedicandosi alla letteratura adulta – subivano una sorta di ostracismo; il secondo aspetto riguarda la prassi consolidata attraverso la quale le ragazze venivano sistematicamente escluse da letteratura avventurosa e impegnata a causa di quella che veniva ritenuta “mancanza di discernimento”:

Di pari passo con la crescente compartimentazione dei generi letterari, nella seconda meta del diciannovesimo secolo una spinta estetizzante, che promuoveva il romanzo a forma d’arte, indusse autori come Henry James e George Moore a definire inadatte al giovane pubblico femminile le proprie opere, che riguardavano “fatti della vita da cui costoro dovevano essere ‘protette’” e presentavano una inerente complessità che esigeva “non solo la maturità ma anche la capacita critica prerogativa di chi possiede un’istruzione superiore”. […] Quasi a sancire tale segregazione, e rispecchiando il paternalismo di queste posizioni, nella recensione di Moods (1864), rara incursione di Alcott nel romanzo di argomento adulto (oltre a Work [1873]), James rimprovera all’autrice di ignorare la problematicità della natura umana e di essere per questo inadeguata a trattare le grandi passioni.13 In seguito, invece, James stronca un romanzo per ragazzi di Alcott, Eight Cousins; or the Aunt Hill (1875), a causa della personalità troppo articolata della protagonista, una ragazzina precoce e irriverente che, secondo l’autore, rende il testo poco adatto a educare il pubblico giovane.

Insomma le ragazze venivano considerate inadeguate nell’analizzare con maturità e spirito critico le opere destinate tranquillamente a un pubblico di ragazzi e si riteneva necessario “proteggerle” da ciò che, nella considerazione generale, non sarebbero state in grado di capire. Alla base di queste percezioni e considerazioni vi era ovviamente una pervasiva e consolidata mentalità patriarcale che andava a toccare ogni ambito della realtà. Infatti, i tentativi della Alcott di cimentarsi in nuovi generi e dare vita a personaggi femminili di altro tipo rispetto a quelli standardizzati e stereotipati venivano bollati come inadeguati o addirittura sovversivi.

La problematica ricezione di Piccole donne e Piccole donne crescono

Le analisi degli effetti nella ricezione di Piccole donne e Piccole donne crescono sono state a dir poco contrastanti. Infatti si è affermata una forte ambivalenza di vedute tra le teorie che consideravano i romanzi della Alcott come portatori e perpetratori di un certo tipo di ideologia e le teoria che sono andate invece a indagare i messaggi di resistenza al sistema dato, racchiusi all’interno dei romanzi. Inoltre, anche rispetto alla ricezione non c’è mai stata unanimità di vedute ma contrasto tra chi riteneva che le ragazze potessero ricavare da questi testi la conferma dell’inevitabilità del loro destino domestico e chi riteneva che le ragazze avessero la capacità di ricavare e interpretare i reali insegnamenti del testo, come la necessità di indipendenza e il perseguimento dei loro talenti, andando oltre i doveri morali.

Anche rispetto al finale di Piccole donne crescono sono stati fatti molti dibattiti; non è stata certamente apprezzata la rinuncia di Jo al suo sogno ma anche questi aspetti vanno guardati in un’ottica di maggiore complessità. Se è vero che questi testi tendono a mantenere intatta una certa ideologia paternalistica bisogna d’altro canto sottolineare la capacità che hanno di rendersi disponibili a moltissime riletture anche alla luce delle nuove teorie affermatesi nel tempo:

Tuttavia, nel momento in cui i gender studies si alleano con gli studi culturali e postcoloniali, le interpretazioni del romanzo, da quelle moderatamente revisioniste a quelle più radicali, diventano un punto di partenza per nuovi orientamenti. Non solo gli evidenti limiti della democraticità del testo di Alcott, come della maggior parte dei libri per giovanette dell’epoca (in cui il tema della “razza”, per esempio, risulta del tutto assente), ma il riconoscimento della declinazione bianca e middle-class di molte analisi hanno determinato la consapevolezza che la definizione di Little Women come “il mito femminile americano” non e più sostenibile. Il significato dell’opera sarebbe piuttosto da ricercare nella collocazione sociale, nelle convenzioni interpretative e nei bisogni percepiti delle differenti comunità di lettrici (e di lettori):51 la longevità del romanzo consentirebbe cosi di osservare permanenze e discontinuità nelle modalità di lettura che scaturiscono, in epoche diverse, dalle distinte appartenenze etniche, sociali, generazionali.

Flavia Palieri