Parliamo delle nostre emozioni

Bisogna parlare delle nostre emozioni. Sono elementi indispensabili che la natura ci ha fornito per garantirci una più facile sopravvivenza; questo fatto, di per sé, testimonia che se ci sono state donate, in una gamma così ampia e composita, le emozioni servono tutte e, per questo, non sono né positive, né negative: sono utili.

È pressoché assurdo, quindi, connotarle qualitativamente, come siamo purtroppo abituati a fare suddividendo – e semplificando all’estremo – i vari tipi di emozioni nelle due macro categorie di “positive” e “negative”. Più utile, e sicuramente più corretto, è considerarle invece come fonti di movimento; non a caso l’etimologia della parola emozione deriva dal latino ex-movere cioè “muovere verso, far muovere fuori”.
Ogni nuova emozione è un qualcosa che ci “porta fuori”, che ci fa muovere in un determinato modo o verso una certa direzione. Parlare di ciò che ci emoziona e di come questo ci fa sentire è il primo passo verso la comprensione di questo processo.

Come nasce un’emozione

Quello che sentiamo quando proviamo un tipo di emozione, può essere attivato sia da stimoli sensoriali esterni (i dialoghi, gli sguardi, le azioni degli altri) che da meccanismi interni (dai pensieri, dalle idee, dalle sensazioni). Sia che l’emozione scaturisca da un agente esterno che da un qualcosa di interiore, parlarne, verbalizzare ciò che si prova ed esternarlo agli altri è fondamentale per la  serenità propria e degli altri. Ed è per questo che un’educazione all’uso consapevole e alla corretta espressione delle emozioni non solo porta il beneficio di accrescere la propria intelligenza emotiva ma, soprattutto, tende ad aumentare il benessere globale dell’individuo e l’instaurazione di rapporti interpersonali sani.

Quando possono sembrare problematiche

Quand’è, allora, che le emozioni rischiano di essere classificate come un “problema”?
Quando vengono usate in modo squilibrato: quando, cioè, lasciamo che certe emozioni, non correttamente decodificate o non espresse nel modo giusto, condizionino i nostri comportamenti, la nostra personalità, il nostro carattere, la nostra vita e il modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Questo accade nel momento in cui ci chiudiamo in noi stessi. Tutte quelle volte in cui evitiamo di esternare quello proviamo, cerchiamo di reprimere un’emozione perché ce ne vergogniamo o temiamo che le nostre parole non vengano comprese.

Perché è così importante parlarne

Ecco perché è fondamentale parlare e saper esternare e verbalizzare correttamente le proprie emozioni. In caso contrario, il rischio che si corre è alto: l’analfabetismo emotivo porta all’incapacità di riconoscere le emozioni, di esternarle e accettarle con serenità. Si parla, in questi casi, di alessitimia. Questo termine di etimologia greca, composto dall’a privativo anteposto a “lèxis” (parola) e “thimos” (emozione), letteralmente significa “mancanza di parole per le emozioni“: indica una difficoltà non solo nel riconoscere le emozioni, ma anche nell’esplorarle, esprimerle e condividerle con gli altri.

E allora, parliamo di ciò che sentiamo, senza timore, senza reticenza. Accogliamo le sensazioni che tendono ad invaderci e condividiamo con gli altri le nostre emozioni che, ricordiamolo, non sono un problema, un fardello o un ostacolo: sono il motore della nostra esistenza.