Cittadinanza attiva: le origini

Il concetto di cittadinanza nel mondo antico

Le prime radici di cittadinanza risalgono all’epoca dei Greci e dei Romani, che svilupparono il concetto di partecipazione alla vita civile da parte dei cittadini dando loro, sebbene in numero ristretto, una vera e propria struttura giuridica.

Aristotele andò oltre questo concetto sottolineando l’importanza dell’educazione come impulso all’esigenza dei cittadini di vivere, o meglio coabitare, con i propri simili, con un senso di responsabilità sociale strettamente legata ai principi di collettività e non di individualismo.

Successivamente, il susseguirsi di diversi movimenti culturali in Europa sfociò in rivoluzioni e scuole di pensiero da cui scaturirono eventi significativi che hanno ispirato l’attuale concezione di cittadinanza.

la fondazione dell’UE e la cittadinanza

Processi come la formazione e il rafforzamento dell’Unione Europea e la globalizzazione costituiscono le fondamenta del concetto di apertura delle nazioni a livello politico, economico, sociale, culturale e linguistico. Si è giunti quindi ad una maggiore consapevolezza di cittadinanza attraverso il progresso raggiunto dall’UE, che ha saputo creare un equilibrio dinamico e sinergico coinvolgendo direttamente i cittadini e le nazioni, guidandole oltre l’interesse nazionale.

LA CITTADINANZA OGGI

Attualmente, la cittadinanza attiva trascende la semplice struttura giuridica e si riconosce in special modo nel senso di appartenenza di ogni cittadino ad una comunità, ad una società civile che può formare e influenzare direttamente, partecipando ad attività di comune interesse.

Il concetto di cittadinanza assume quindi un carattere attivo, perché si identifica all’interno di nazioni che oggi non sono più ermeticamente chiuse nei loro interessi, ma sono rivolte alla condivisione di valori, politiche e soprattutto spazi economici.

Essendo la società in continuo cambiamento, viene immancabilmente influenzata da una serie di fattori che implicano di riflesso un’evoluzione nell’ambito di cittadinanza attiva. Questi cambiamenti si manifestano nel settore dell’informazione attraverso nuove tecnologie della comunicazione, la produzione, la diffusione e l’utilizzo della conoscenza e della formazione, un nuovo senso di identità, che pone l’accento su valori e interessi comuni. Il cittadino può esprimersi in un contesto partecipativo di ampio raggio, grazie agli strumenti che le istituzioni dell’UE mettono a sua disposizione, nell’intento di creare un legame tra singoli cittadini, la società civile e il processo decisionale istituzionale a livello nazionale e europeo.

Le metamorfosi del concetto di cittadinanza

La maggior parte delle misure proposte sono concepite per essere impiegate da più cittadini insieme o anche da organizzazioni della società civile e offrono una rete di soluzioni di problematiche online o direttamente attraverso petizioni da presentare al Parlamento europeo. Le tematiche affrontate riguardano vari settori quali l’ambiente, l’agricoltura, i trasporti, la salute pubblica o il commercio internazionale, nei quali la Commissione europea, su iniziativa di almeno un milione di cittadini europei, può proporre un atto legislativo.

In particolare, i cittadini possono avvalersi del diritto di iniziativa dei cittadini europei (ICE), che è uno strumento di partecipazione diretta alla politica dell’UE previsto dal Trattato di Lisbona. Una volta istituito un comitato di almeno sette persone in sette diversi stati membri, i cittadini possono presentare delle proposte alla Comunità europea, come la richiesta di una normativa che sancisca il diritto umano universale all’acqua potabile, o ancora l’abolizione dell’uso della sperimentazione su animali per citarne alcuni casi.

La cittadinanza europea attiva e l’agro-ecologia

Un altro esempio significativo di un graduale cambiamento dell’Europa è il diffondersi in molti paesi europei, quali Inghilterra, Irlanda, Francia e Italia, di iniziative volte a un orientamento del settore agricolo verso l’agro-ecologia, tra cui il modello CSA (Community Supported Agriculture). Si tratta di un approccio che si può definire a chilometro zero, poiché si basa sulla produzione e vendita diretta di prodotti agricoli a livello locale, avviando un legame di partecipazione e responsabilità da parte di produttori e consumatori.

CSA: i reali vantaggi

Tale iniziativa si prefigge di prendere le distanze dalla grande distribuzione organizzata, che standardizza i prodotti alimentari e le procedure di produzione e trasporto inquinanti. Inoltre sono da sottolineare il rispetto dei valori ambientali e sociali, la sostenibilità delle piccole aziende agricole e l’impatto positivo sull’ambiente, attraverso una crescente consapevolezza del consumatore per i prodotti naturali. I vantaggi legati alla CSA rimandano quindi a una migliore coesione sociale, una maggiore consapevolezza del proprio territorio e una economia locale più stabile, toccando in primis i produttori e i consumatori che possono dar voce alle proprie esigenze.

 

di Gabriella Quintavalla