NEL SURREALE SILENZIO LA NATURA SI RISVEGLIA

Curcio Ambiente

A distanza di un anno cosa è cambiato?

Era il 10 marzo 2020, quando l’Italia è diventa una zona protetta. Gli italiani sono stati messi di fronte a una dura prova di responsabilità per tutelare loro stessi e gli altri. L’Italia si è fermata, nessun tipo di spostamento se non per comprovate esigenze lavorative o di salute e nessuna forma di assembramento. Le misure stringenti del provvedimento sono state applicate su tutta la penisola per cercare di contrastare l’emergenza sanitaria dovuta al diffondersi del Coronavirus; un duro provvedimento «per lasciare il virus fuori dalla porta» e limitare così la sua diffusione. Oggi, a distanza di un anno, non sembra essere cambiato nulla. Si combatte quotidianamente contro quel nemico invisibile che non ha mai smesso di fare vittime. Il 18 marzo 2021 si celebra per la prima volta la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Covid-19. Doveva essere solo una giornata per ricordare, ma si vive ancora in piena emergenza sanitaria, esattamente come un anno fa.

Il rapporto tra uomo e ambiente: un rapporto totalmente squilibrato

Da sempre, il rapporto tra uomo e ambiente è un rapporto squilibrato. Un anno fa, durante il primo lockdown nazionale gli animali sono stati incoraggiati dal surreale silenzio delle città a muoversi liberamente nei centri abitati, ma loro ci sono sempre stati. È colpa infatti dell’uomo se molte specie si sono estinte perché ha invaso, incurante delle conseguenze, i loro spazi e ha ridotto progressivamente il loro habitat naturale con strade asfaltate, cemento e disboscamento. Alcune specie animali come volpi, cinghiali, gabbiani, cornacchie, gazze e merli si sono invece adattate, imparando a vivere in un ambiente assoggettato all’uomo. Durante la quarantena di massa le città si sono svuotate e gli animali si sono ripresi i loro spazi. Parchi, giardini e quartieri, completamenti deserti, hanno permesso alla fauna selvatica di muoversi indisturbata tra le strade silenziose dei centri abitati.

Città deserte, (ri)tornano gli animali selvatici

Sono stati avvistati i delfini nel porto di Cagliari e Trieste, i cigni a Venezia, i tassi nel centro di Firenze, le volpi e le lepri nei giardini pubblici di Milano e con la primavera i canti degli uccelli sono (ri)tornati a risuonare nelle città silenziose. Gli animali selvatici sono tornati nei centri abitati e hanno provato a riprendersi quegli spazi di cui sono stati privati dall’uomo perché, in uno stato di normalità, purtroppo non esiste equilibrio tra gli esseri umani e la natura. Un ecosistema deve essere in equilibrio per garantire l’esistenza di tutti gli esseri viventi. Ma era necessaria una pandemia per pensare a come ricostituire gli equilibri ecologici? È questo il prezzo da pagare per la nostra mancata attenzione? Sicuramente no. L’uomo, se vuole garantire la sua sopravvivenza e quella di tutte le specie animali, deve preservarvele e salvaguardarne l’estinzione, impegnandosi a curare e a non sfruttare senza controllo mari e terre.

Elisa Sgavicchia