Gianni Rodari e il suo “Favole al telefono”

Il 23 ottobre 1920 nasceva Gianni Rodari. A 100 anni dalla sua nascita ricordiamo la sua vita dedicata al mondo dell’infanzia e approfondiamo le molteplici chiavi di lettura del suo celebre libro Favole al telefono.

Gianni Rodari: la vita per il mondo dell’infanzia

Lo scrittore nasce a Omegna, dove frequenta le elementari. All’età di 10 anni perde prematuramente il padre e si trasferisce con la famiglia a Gavirate. Lì inizia a frequentare un seminario cattolico, che lascerà ben presto, preferendo iscriversi alle magistrali. All’università, alla quale si iscrive ma che non termina, preferisce l’insegnamento. Dopo la Seconda guerra mondiale, che lo scuote profondamente, si definiscono le sue aspirazioni e inizia la sua carriera. Scrive prima per diversi giornali, pubblicando nel frattempo dei racconti, e fonda nel 1950 il settimanale per ragazzi «Pioniere». A questo punto la sua produzione è dedicata quasi interamente all’universo dei bambini e dei ragazzi, ma anche al mondo che ha a che fare con l’infanzia, ossia genitori e insegnanti. La sua produzione mira a un rapporto di dialogo con i bambini e si scontra con quella visione dell’insegnamento che punta il dito dritto contro l’errore. La fallibilità e le distrazioni del bambino, nelle opere di Gianni Rodari, non vengono mai vissute come mancanze o sbagli da correggere; ma come slancio verso la creazione e verso un apprendimento positivo. Gli errori dei bambini non vengono rimarcati, evidenziati come si fa con la penna rossa, ma sono capiti e inseriti in una storia. Prima di tutto, infatti, i bambini devono essere accompagnati nella scoperta di quelle che Gianni Rodari definisce, in Parole per giocare, “le cose difficili”.

L’essenza nelle “cose difficili”

L’essenza delle “cose difficili”, ossia gli aspetti più profondi e fondamentali della vita, i bambini posso scoprirla soltanto mantenendo intatta la loro sensibilità ed essendo accompagnati con gentilezza nel loro percorso. Nell’opera Favole al telefono, per esempio, le distrazioni di Giovannino Perdigiorno nella favola La passeggiata di un distratto non vengono rimproverate aspramente dalla mamma e vietate. La donna, infatti, comprende la parte positiva in termini di curiosità, esperienza e allegria nell’ atteggiamento del figlio e gli raccomanda solo un po’ di attenzione. Un’altra bellissima favola in Favole al telefono è Il paese senza punta dove un atto contro la legge (in questo caso Giovannino che coglie una rosa) viene spiegato in maniera amabile e gentile dalla guardia municipale al bambino. Per aver infranto la legge Giovannino deve pagare una multa, è vero, ma deve farlo dando 2 schiaffi alla guardia municipale, pena l’esilio dal paese. Di fronte a questa multa Giovannino si sente spiazzato e terribilmente in difficoltà perché preferisce dare una carezza che due schiaffi alla guardia municipale. È quindi è costretto ad andarsene. Il bambino però rimane così incantato da un paese in cui tutte le punte, anche quelle più dure del linguaggio vengono smussate, rese lisce che rimpiange quella bellissima realtà. Il bambino, insomma, comprende il senso delle “cose difficili”: rivolgersi con gentilezza, anche quando sembra appunto difficile, dare la mano, venire incontro, aiutare e preferire una carezza a due schiaffi.

Le chiavi di lettura di Favole al telefono

Favole al telefono è una delle opere più celebri di Gianni Rodari scritta nel 1962 con illustrazioni di Bruno Munari. L’opera è per bambini, è vero, ma un lettore adulto può ricavare da questo favole una molteplicità di chiavi di lettura diversi e spunti riflessione. La favola Brif, bruf, braf potrebbe sembrare solo una favola in cui due bambini giocano tra loro parlando in codice, provocando il fastidio di una signora che non li comprende. Ma in realtà, racchiude più chiavi di lettura. Prima di tutto, l’importanza che ha per i bambini l’esprimersi con un loro codice, mostrare l’allegria in un loro modo particolare, inventando un linguaggio. E poi si evidenzia quanto sia importante che gli adulti li comprendano. Infatti, mentre una signora rimane infastidita da questo dialogo tra bambini, secondo lei insensato, un altro signore si mette in attenzione per interpretare il codice dei bambini. Ne guadagna così, a sua volta, in allegria e spensieratezza. Un’altra favola che racchiude moltissime chiavi di lettura è Il giovane gambero. Il giovane gambero non voleva camminare all’indietro come tutta la sua famiglia, ma voleva camminare andando in avanti. Così, rifiutato dalla sua famiglia e cacciato di casa, andava sempre avanti, nonostante anche gli altri animali lo criticassero e lo prendessero in giro. Alla fine, Gianni Rodari, non ci dice come finisce la storia, ci dice solo che con coraggio il gambero sta andando avanti e gli augura buon viaggio. Quanti spunti possiamo trovare in questa favola? L’essenza del coraggio, la forza nel proseguire su una strada che tutti giudicano sbagliata, l’essere tenaci sempre, nonostante le avversità. Si può notare anche l’intelligenza emotiva attribuita ai bambini da Rodari che li lascia con un finale aperto. In una sua dolcissima intervista, infatti, Gianni Rodari spiegava proprio a dei bambini di preferire i finali aperti per lasciare loro la possibilità di inventarli con la loro immaginazione.